tiro

HOME
TIRO al BARATTOLO

lauro

Tesi di Laurea: L’AMBIENTE DEL DRAMMA. LA VIACCIA DI MAURO BOLOGNINI TRA LETTERATURA, PITTURA E MUSICA.

La tesi è la logica e naturale conclusione di chiunque inizi un percorso universitario condotto con costanza. Non così per Luca, perché a Luca, oltre la costanza, bisogna anche riconoscere una volontà superiore e la caparbietà di chi sa che, oltre studiare ed impegnare la propria intelligenza sui contenuti, deve impegnarsi per superare i propri limiti e quelli degli altri, dovendo rompere schemi antichi e pregiudizi antiquati.
La ricchezza di questa Laurea si trova certo nella ricerca delle fonti, nelle intuizioni, nei collegamenti individuati, nei commenti e nella argutezza del linguaggio; ma  per capirla davvero bisogna ripercorrere tutta la storia di Luca a cui madre natura non ha riservato proprio una Ferrari. In una carrozzeria all’apparenza brillante batte un motore strano dai collegamenti contorti, con trasmissioni difficoltose, un impianto così arzigogolato che ogni volta, per farlo funzionare, va inventato un percorso nuovo; deve rimanere sempre in esercizio perché ogni conquista deve trovare appoggi e collegamenti per diventare sicura.
Certo Luca deve molto a chi ha compreso quale macchina straordinaria era congeniata in lui e forse anche a coloro che in lui non hanno creduto e che volevano relegarlo tra quelli per cui l’handicap è un limite inesorabilmente insuperabile.
Il vero problema non è la lotta che uno deve fare per affrontare se stesso e i propri limiti, ma quella per superare i limiti che altri pongono sulle spalle e precludono qualsiasi comunicazione.


Luca nasce con un problema al cromosoma X (sindrome di Martin-Bell) che gli complica la vita, il movimento delle articolazioni, aspetti del carattere, difficoltà di parola e di comunicazione, insomma tutte quelle sintomatologie che sembrano rivelare il “ritardo mentale” come l’autismo. Di fronte ai giochi infantili proposti dagli esperti  locali, Luca manifesta rifiuto da sembrare non collaborativo tanto da aggravare la considerazione degli addetti che con analisi sommarie influenzeranno il cammino scolastico. Luca, però, non è come appare davanti ai così detti test psicoattitudinali, lo capiscono i genitori, lo capiscono gli scout che trovano altri modi di relazionarsi, di intuire e valorizzare. Loro come alcuni insegnati, amici, fisioterapisti, imparano a conoscere Luca e si fidano delle sue potenzialità.
Le elementari passano in un soffio, Luca ama la scuola, sta volentieri in classe anche se gli esperti dicevano che subiva la volontà dei genitori. Durante le medie avviene la svolta. Il caso vuole che la famiglia di Luca incontrasse un medico, neuro-psichiatra infantile. Uno di quei medici che non spalancano portoni ma neppure chiudono le porte, di quelli che guardano le cose da un’altra prospettiva; è vero che ad una sindrome genetica non c’è rimedio ma sul piano relazionale si può far molto. Luca inizia il percorso della Comunicazione Facilitata (C.F.), lungo e faticoso ma vi intravede un futuro come lo intravede la famiglia e vi si impegna con tenacia. Come quando fu operato ai tendini di entrambi i piedi e rimase ingessato a lungo, non per diventare una gazzella ma per dare solidità alle articolazioni e sicurezza nel passo. A Luca tutto è stato spiegato e tutto è stato da lui compreso e accettato. La Comunicazione Facilitata gli apre il mondo, o meglio lo apre agli altri con cui entra in relazione più consapevole. L’amata presenza a scuola non è stata inutile perché ora le sue conoscenze sono riscontrabili, senza aver potuto fare una verifica o una interrogazione si scopre che Luca aveva assimilato tutto quello che era assimilabile: italiano, storia geografia, inglese, matematica …
Il problema nasce alle superiori quando gli esperti non capiscono perché fare tanta fatica, quando un mondo standardizzato non vuole adattarsi a chi standard non è. Nessuno pensa che chi ha un problema trova altre risorse, ha altre capacità e potenzialità. Luca non legge, o meglio non recita quello che legge, come uno che è sordomuto, ma non vuol dire che non sappia leggere e capire. Gli equivoci diventano insuperabili così come l’occasione della maturità … ma a cosa gli serve! Luca è duro, non si lascia umiliare e con lui i genitori che lo sostengono, le sorelle che lo adorano. Ripete l’anno con caparbietà, i genitori con altrettanta caparbietà mettono con le spalle al muro le istituzioni forti delle leggi, delle circolari dei documenti rimasti non letti nei cassetti degli uffici.


C’è una cosa che non finisce di meravigliare in Luca, la sua autocoscienza. Luca sa perfettamente chi è, quali sono i suoi limiti, per questo riesce a guidare con perizia la sua auto con un motore che batte strano ma funziona. Arriva il diploma e la decisione cosciente, precisa, determinata della università.
Lui e i genitori vanno in segreteria con il cappello in mano, abituati a dover conquistare ogni minimo passo in una società che Papa Francesco dice essere quella dello scarto. La sorpresa è “che problema c’è?”, un altro mondo di comprensione e disponibilità, offerta di strumenti e risorse. Si iscrive al CMT (Cinema Musica Teatro), incappa nella riforma universitaria e passa al DISCO (Discipline Spettacolo e Comunicazione). Luca è un perfezionista e i suoi tempi non sono veloci ad ogni esame deve sentirsi sicuro, avere la coscienza di sentirsi pronto. Le votazioni che raggiunge ormai non stupiscono più nessuno … stupiscono invece i suoi scritti, le sue annotazioni, lo spirito di osservazione, il suo linguaggio, la sua poesia.
Quante volte ci si domanda a che serve una laurea; la risposta più delle volte è “nulla” se contiamo il numero dei laureati disoccupati, o di laureati che hanno un lavoro sottovalutato, non corrispondente al titolo, o addirittura di altro genere rispetto agli studi fatti.
Tutto dipende dalle aspettative che maturano durante il percorso di laurea, le prospettive e i sogni.
Luca che è ben cosciente dei propri limiti inerenti alla sindrome di cui è portatore, non ha mai rinunciato a sognare ma si è sempre mantenuto dentro a ciò che ora è possibile realizzare. A Luca sarà certamente di soddisfazione quel “pezzo di carta” che si è sudato frequentando l’Università, ma di più lo è il sudore che ha accompagnato il percorso, l’impegno quotidiano, le sfide che ogni giorno doveva affrontare, quella con se stesso e quella con una società che tendenzialmente preferisce relegare i portatori di handicap in un angolo. Perché devono avere la pretesa di voler sapere, di pensare e magari anche esprimere un pensiero!


La situazione limite dei disabili fa un po’ paura, non si pensa invece che rappresentano un cancello ai bordi della cosiddetta normalità pronto a spalancarsi su altri spazi e ridisegnare limiti diversi.
Per Luca è la passione per lo studio che lo ha mantenuto costante all’impegno superando se stesso e ogni volta meravigliando i professori, i familiari, gli amici. Il bisogno metodico di capire anche i particolari, per gustarli e rielaborarli lo ha sostenuto in questi anni ed è la sua soddisfazione piena. La difficoltà di comunicazione dovuta alla sindrome dell’ X fragile, è stata superata utilizzando il metodo della Comunicazione Facilitata, ma ha anche sviluppato una capacità strabiliante di sintesi. Antesignano di Twitter legato a 140 caratteri, Luca esprime con pochissime battute la profondità del suo pensiero, l’argutezza delle osservazioni.
Quello che per Luca ha avuto grande valore e interesse non è tanto il risultato finale quanto la fatica, sempre superata, del percorso.
Se poi il risultato e anche brillante vale la pena goderselo!


Luca si è Laureato all’Università di Pisa il 30 maggio 2014: “centodieci con la lode” Complimenti a Luca, ai suoi familiari, a chi lo ha sostenuto, all’Università di Pisa che ha il pregio di credere nei portatori di Handicap e di fornire loro ogni strumento perché possano studiare con “normalità”.